Decreto antifrode
Con l’entrata in vigore venerdì scorso del D.L. 157/2021, lo scenario di fruizione delle agevolazioni fiscali cambia in modo radicale.

L’intervento normativo appare come una “reazione” del sistema alle frodi che sono state perpetrate nell’ambito della piattaforma per la cessione dei crediti e gli sconti in fattura nel suo primo anno di operatività: secondo le indicazioni venute dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate sarebbero stati già accertati, infatti, 800 milioni di crediti inesistenti.

Tre sono le direttrici in cui si è mosso il legislatore:
estensione dell’obbligo di apposizione del visto di conformità;
effettuazione di controlli preventivi nei casi “a rischio”;
regolamentazione dei controlli dell’Agenzia delle Entrate.

 

Per quanto riguarda il primo punto, per beneficiare del superbonus il visto di conformità diviene necessario, non più soltanto per la cessione del credito o per lo sconto in fattura, ma anche in caso di utilizzo della detrazione in dichiarazione dei redditi.

Rimane escluso l’obbligo di apposizione del visto soltanto nel caso di dichiarazione presentata direttamente dal contribuente all’Agenzia oppure tramite sostituto d’imposta che presta assistenza fiscale.

Altra novità sostanziale è rappresentata dal fatto che l’obbligo del visto di conformità viene esteso a tutte le agevolazioni edilizie per le quali l’articolo 121 del decreto Rilancio prevede la possibilità di cessione del credito o sconto in fattura: diviene quindi necessario anche per bonus ristrutturazioni, bonus facciate, ecobonus, sismabonus, installazione di impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica.

Ma ci sono modifiche importanti anche per quanto concerne la valutazione della congruità dei prezzi.

Nell’ambito del comma 13-bis dell’articolo 119 del decreto Rilancio, viene inserita, a fianco del riferimento ai prezziari, la previsione dell’introduzione di valori massimi stabiliti per taluni categorie di beni con decreto del Ministro della transizione ecologica, decreto la cui emanazione deve essere effettuata entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del D.L. 157/2021.

Viene inoltre estesa l’asseverazione della congruità delle spese da parte dei tecnici abilitati a tutte le agevolazioni edilizie: questo però soltanto in caso di cessione del credito o sconto in fattura, non se si fruisce dell’agevolazione con la detrazione in dichiarazione.

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Sistema duale e Irpef

Si prevede la riforma delle imposte sui redditi personali, in particolare l’Irpef e le imposte sostitutive, poggiando su un duplice principio: il completamento del sistema duale e quindi la distinzione tra redditi da capitale e redditi da lavoro, nonché la riduzione delle aliquote effettive che si applicano ai redditi da lavoro. Per i redditi da capitale viene prevista la tassazione proporzionale, con un’aliquota uguale per tutti i redditi da capitale, ma con gradualità. Lo scopo è di ottimizzare l’attuale sistema e rendere più proficuo il mercato dei capitali. 

Per i redditi da lavoro è prevista la riduzione delle aliquote effettive medie e marginali dell’Irpef, per favorire l’offerta di lavoro, in particolare nelle classi di reddito dove si raccolgono i secondi percettori di reddito e i giovani.

La delega prevede pure la revisione delle deduzioni dalla base imponibile e delle detrazioni dall’imposta (cd. spese fiscali), che dovrà basarsi su una stima dell’equità e dell’efficienza dei diversi interventi. Contemplato anche il riordino della tassazione del risparmio, facendo attenzione alla necessità di non originare spazi per l’elusione dell’imposta.

Tassazione di impresa Ires

In tema di tassazione del reddito d’impresa, il testo intende rendere compatto il futuro sistema con l’approccio duale. Quindi nel processo di attuazione della delega si potrà variare la struttura delle imposte (aliquote e basi imponibili) a carico delle imprese in modo da adeguarla a quella tendenzialmente e gradualmente omogena prevista per la tassazione dei i redditi da capitale.

All’interno di tale contesto, in ogni caso gli interventi potranno anche incoraggiare la semplificazione dell’IRES, con l’obiettivo di ridurre gli adempimenti a carico delle imprese.

Iva e Imposte indirette

In merito all’Iva, si stabilisce l’obiettivo di riorganizzare l’imposta, con riguardo anche ai livelli delle aliquote e alla distribuzione delle basi imponibili tra le aliquote medesime.

Si mira a facilitare la gestione del tributo e a ridurre i livelli di evasione e di erosione dell’imposta

Irap

Nel contesto della più estesa riforma della tassazione del reddito d’impresa, si prevede lo scavalcamento in maniera graduale dell’Irap.

Catasto

È prevista l’introduzione di modifiche normative e operative dirette ad assicurare l’emersione di immobili e terreni non accatastati.

Si prevede, inoltre, l’avvio di una procedura che conduca a completare le informazioni sui fabbricati attualmente presenti nel Catasto, mediante la rilevazione per ogni unità immobiliare del relativo valore patrimoniale, in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato e inserendo meccanismi di adeguamento periodico. Questa azione non ha tuttavia alcun impatto tributario. Le nuove informazioni non saranno rese disponibili prima del 1° gennaio 2026 e intendono fornire una istantanea aggiornata della situazione catastale italiana.

Gli estimi catastali, le rendite e i valori patrimoniali per la precisazione delle imposte rimangono quelli attuali.

Le nuove informazioni raccolte non avranno pertanto alcuna valenza nella determinazione né delle imposte né dei redditi importanti per le prestazioni sociali.

Imposte locali

Si prevede la sostituzione delle addizionali regionali e comunali all’Irpef con delle rispettive sovraimposte. Il sistema potrà essere disegnato al fine di assicurare in ogni caso che nel loro complesso Regioni e Comuni abbiano un gettito equivalente.

Si prevede la revisione dell’attuale riparto tra Stato e comuni del gettito dei tributi sugli immobili destinati a impiego produttivo, al fine, tra l’altro, di rendere l’IMU un’imposta interamente comunale.

Riscossione

Si intende intervenire per riformare il sistema della riscossione oltrepassando l’attuale sistema che vede una divisione tra il titolare della funzione di riscossione (Agenzia delle Entrate) e il soggetto incaricato dello svolgimento dell’attività (Agenzia delle Entrate-Riscossione).

Il rafforzamento dell’attività potrà provenire dall’adozione di nuovi modelli organizzativi e forme di integrazione nell’uso delle banche dati che andranno valutati e definiti tramite i decreti delegati.

Codici

Si prevede la codificazione delle regole tributarie e si direziona l’avvio di un percorso per giungere a un riordino della intera disciplina all’interno di Codici. 

 

Rottamazione cartelle esattoriali con nuovo piano di rientro senza pagare il pregresso

 

 

L’Agenzia delle Entrate Riscossione, nell’intervento al Telefisco, ha specificato una possibilità per i decaduti dalla precedente rottamazione cartelle esattoriali con nuovo piano di rientro senza pagare il pregresso. Si tratta di coloro che sono decaduti a fine 2019. Questa possibilità è concessa in deroga alle disposizioni previste dal DPR n. 602/1973 ai sensi dell’articolo 19. Per poter accedere al nuovo piano di rientro bisogna presentare domanda entro fine anno 2021.

Ultimi chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate Riscossione

Secondo la risposta dell’Agenzia delle Entrate Riscossione in Telefisco, tutti i contribuenti che avevano rateazioni decadute all’8 marzo 2020, possono chiedere un nuovo piano di rientro senza pagare il pregresso. Bisogna precisare che l’8 marzo è entrato in vigore il Decreto Cura Italia, che ha decretato la sospensione delle rate da pagare.

 

Il debito originario non scompare, ma si ripresenterà gravato da sanzioni e interessi.

 

Rottamazione cartelle esattoriali con nuovo piano di rientro senza pagare il pregresso

Riassumendo, quindi, coloro che sono decaduti dalla precedenti due rottamazioni cartelle esattoriali alla fine del 2019, possono effettuare la dilazione del debito residuo.

 

Questi nuovi chiarimenti dell’AdER del 28 gennaio 2020 superano la FAQ precedente. Quest’ultima precisava che, il contribuente decaduto, per poter ottenere una nuova dilazione di pagamento del debito residuo, doveva pagare prima le rate scadute (come prevede il DPR 602/1973 articolo 19).

 

Le istanze presentate entro il 31 dicembre 2021 possono ottenere le seguenti agevolazioni:

 

a) allungamento al mancato pagamento a dieci rate non pagate (invece di cinque previste precedentemente);

 

b) chiudere una dilazione per le rateazioni decadute, senza pagare il pregresso;

c) ottenere una rateazione fino a 100mila euro, se si dimostrano le difficoltà economiche.

 

La domanda di un nuovo piano di rientro delle cartelle esattoriali può essere inviata via PEC, presentandosi presso gli uffici dell’AdER, oppure tramite specifici indirizzi.

 

È possibile ottenere la rateazione fino a 100mila euro direttamente online attraverso il servizio dedicato “rateizza adesso” collegandosi all’area riservata dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Dott. Cav. Massimo De Lollis
La Legge di Bilancio 2021 ha previsto il Bonus affitti mediante credito di imposta fino al 50% della riduzione del canone entro il limite massimo annuo di 1.200 euro per singolo locatore . Vediamo meglio in cosa consiste il Bonus affitti 2021.
La Legge di Bilancio 2021 ha previsto bonus affitto, ovvero un contributo riconosciuto in favore del proprietario dell’immobile che abbia intenzione di ridurre il canone di locazione. Il contributo è pari al 50% della riduzione del canone, entro il limite massimo annuo di 1.200 euro per ciascun locatore.
Per beneficiare del contributo, l’immobile deve trovarsi in un comune ad alta tensione abitativa e deve essere l’abitazione principale del locatario. Il proprietario dell’immobile deve fare una comunicazione all’Agenzia delle Entrate circa la rinegoziazione del canone di locazione.
Cos’è il bonus affitti 2021 e chi può beneficiarne?
Il Bonus affitti 2021 è un contributo previsto dalla Legge di Bilancio 2021 in favore del proprietario dell’immobile che abbia intenzione di ridurre il canone di locazione.
In particolare, è previsto il riconoscimento di un contributo, tramite credito di imposta fino al 50% della riduzione del canone entro il limite annuo massimo di 1.200 euro.
Il Bonus affitti 2021 trova applicazione:
Per i contratti in essere a partire dal 29 ottobre 2020;
L’immobile deve essere ubicato in una zona ad alta tensione abitativa;
L’immobile deve essere affittato ad uso abitativo;
L’immobile deve essere utilizzato dal locatario come abitazione principale.
Sono stati destinati 100 i milioni di euro come contributo da parte dello Stato per il bonus affitti 2021, tuttavia, le risorse sono fino ad esaurimento.
Come richiederlo?
Per poter beneficiare del bonus affitto 2021, il proprietario dell’immobile deve comunicare per via telematica all’Agenzia delle Entrate la rinegoziazione del canone di locazione. E’ comunque necessario attendere un provvedimento da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Resto al Sud 2021, requisiti: novità età massima, ecco cosa cambia

Gli incentivi Resto al Sud non sono una novità di quest’ultimo periodo: introdotti dall’art. 1 del decreto legge n. 91 del 2017 (relativo alle Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno), detti contributi sono stati finalizzati a favorire nuove iniziative libero professionali e la creazione di nuove imprese, da parte di giovani imprenditori, nelle regioni del Mezzogiorno, ossia Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Comprese nel beneficio in oggetto, anche le aree del cratere sismico del Centro Italia – Lazio, Marche, Umbria.

In estrema sintesi, ricordiamo che gli incentivi Resto al Sud – promossi dall’Agenzia governativa Invitalia a copertura del 100% delle spese ammissibili – si suddividono in contributi a fondo perduto e finanziamenti bancari. Questi ultimi vanno rimborsati entro 8 anni dall’erogazione.

E’ chiaro l’obiettivo da un lato, di supportare chi intende ‘mettersi in proprio’ e dall’altro, di spingere a scommettere sulle regioni meridionali, per permettere al Sud una sorta di rinascita dal punto di vista occupazionale e produttivo.

Recentemente, l’ultima legge di Bilancio ha ampliato la platea dei beneficiari degli incentivi Resto al Sud. Vediamo più nel dettaglio che cosa è variato.

Resto al Sud 2021, requisiti: come cambia il requisito anagrafico

Anticipiamolo subito: la novità di cui alla legge di Bilancio 2021, sugli incentivi Resto al Sud, riguarda il requisito anagrafico di chi vuole accedere alla misura.

In un primo tempo, la normativa prevedeva l’età massima degli aventi diritto al beneficio, pari a 35 anni. Di seguito, con la legge di Bilancio 2019, si decise di estendere la platea dei beneficiari, allargando gli incentivi anche agli under 45.

Con il recente provvedimento di fine anno, il legislatore ha inteso proseguire nella direzione di sostenere l’imprenditoria nel meridione, giacchè gli incentivi Resto al Sud sono ora riservati altresì agli under 56. Insomma, non serve più essere giovani per poter contare su questo contributo, rilevando invece lo spirito imprenditoriale di chi decide di scommettere con una nuova attività autonoma nel Mezzogiorno.

Finalità di rilievo è anche quella di sostenere – con contributi a fondo perduto – gli over 50, ovvero una delle categorie che sta avendo maggior disagio sul mercato del lavoro, per effetto di pandemia e lockdown che ne è derivato.

Quali sono le iniziative imprenditoriali che si giovano della misura?

Occorre a questo punto distinguere le iniziative imprenditoriali che sono destinatarie del programma di incentivi Resto al Sud, promosso da Invitalia. Ebbene, i benefici in oggetto riguardano le iniziative mirate:

  • alla fornitura di servizi alle imprese e alle persone;
  • alla produzione di beni nei settori industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, pesca e acquacoltura;
  • ad operare nel settore turistico.

Le attività agricole e commerciali sono invece escluse dalla rete di finanziamenti dati dagli incentivi Resto al Sud.

Svariati gli scenari entro cui far valere queste misure di sostegno all’attività imprenditoriale e libero-professionale. Tra essi, ricordiamo qui i progetti avviati da donne; le iniziative mirate a favorire lo scambio intergenerazionale; le iniziative di ex-dipendenti che si associano tra loro, per costituire una nuova impresa; le nuove attività create da dirigenti in esubero. Come si può notare, almeno sulla carta, i margini di applicazione degli incentivi Resto al Sud sono davvero ampi.

Chi ha diritto ai finanziamenti per il meridione?

Ricapitoliamo dunque quali condizioni bisogna rispettare – oltre alla tipologia di attività esercitata – per poter accedere ai contributi citati:

  • avere un’età compresa tra i 18 e i 55 anni (modifica apportata dalla legge di Bilancio 2021);
  • non essere già titolari di attività imprenditoriale in esercizio alla data del 21 giugno 2017 – giorno di entrata in vigore del D.L. n. 91/2017 summenzionato;
  • essere residentialla data della presentazione della domanda, nelle regioni del Mezzogiorno suddette, oppure trasferirvi la residenza entro i termini fissati (60 giorni dalla comunicazione del buon esito dell’istruttoria o 120 se residenti fuori dall’Italia), mantenendola per tutta la durata degli incentivi Resto al Sud accordati;
  • non avere un rapporto di lavoro a tempo indeterminato per tutta la durata del contributo;
  • essere beneficiari, negli ultimi 3 anni, di ulteriori misure a livello nazionale a sostegno della libera iniziativa imprenditoriale.

Come sopra accennato, gli incentivi Resto al Sud riguardano sia contributi a fondo perduto; sia finanziamenti erogati da istituti di credito. Ora, in virtù dell’ampliamento del fondo perduto, che è stato innalzato al 50%, le misure di sostegno possono coprire il 100% delle spese di startup o di sviluppo d’impresa, con un finanziamento che può essere pari ad un massimo di 200mila euro, in ipotesi di società di 4 soci. Numeri certamente interessanti, che potrebbero spingere non poche persone a tentare l’avventura imprenditoriale nel Mezzogiorno.

Fiscalità internazionale

La Bulgaria è entrata nell'Unione Europea nel 2007 e, in poco tempo è riuscita a modificare il proprio sistema fiscale. La strategia fiscale del governo è indirizzata in due direzioni: il miglioramento del sistema di riscossione delle Imposte e la lotta all'evasione fiscale. In Bulgaria la tassazione riguarda sia le persone fisiche che le persone giuridiche. Per le persone fisiche ha introdotto una flat tax unica del 10%, che ha sostituito le precedenti aliquote. Questo tipo di imposta grava su tutti i redditi che riguardano le persone fisiche residenti e, anche sui non residenti che producono nel Paese. Vediamo insieme come funziona il sistema fiscale in Bulgaria seguendo gli utili suggerimenti che ci prospetta questa guida nella maniera più semplice possibile.

La tassazione per le persone fisiche, denominata "Income Taxes on Natural Persons Act" (introdotta per l'appunto nel 2007 e revisionata l'anno seguente), prevede una flat tax unica del 10%, ed è applicabile a tutti i redditi dei soggetti fisici residenti e sui non residenti producenti reddito su tale territorio. Le precedenti aliquote relative alle persone fisiche erano del 20%, 22% e anche più.

Questa aliquota viene pagata oggi, da tutte le aziende, società ed enti, residenti in Bulgaria. Il reddito imponibile viene calcolato tenendo conto di svariati fattori: spese sostenute, rapporto tra patrimonio e debiti, ammortamenti calcolati in base alle tabelle vigenti e, i relativi dividendi ricevuti da società, sia residenti che non residenti.. Nel caso in cui si prospettasse perdita e bilancio in passivo, sono previsti sgravi e detrazioni per un periodo di circa 5 anni.

Gli immobili subiscono una tassazione per mezzo di un' aliquota che varia in base alla collocazione e al valore stesso, che va da una fascia minima, dello 0,15%, fino ad un massimo dello 0,30%.  Sono molto elevate le tassazioni sugli immobili, infatti possono raggiungere, qualora si sia residenti, un'aliquota dell'80% calcolata in base al prezzo dell'affitto.

L'imposta sul valore aggiunto (IVA) prevede varie fasce di tassazione che vanno da un minimo del 7% fino ad un massimo del 20% in base al prodotto o servizio in questione. Tutte le attività commerciali economiche soggette ad IVA devono essere necessariamente registrate. I soggetti registrati possono, nella fase di vendita, applicare l'imposta, e allo stesso modo dedurre quella pagata all'origine, praticamente nella stessa maniera di come avviene anche in Italia.

 

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